Il Santuario del Beato Giacomo, situato nella
periferia a sud-ovest
della città di Bitetto, è un complesso conventuale di Frati Minori meta
di intenso
pellegrinaggio in quanto ospita l’urna contenente il corpo incorrotto
del Beato
Giacomo, umile frate di origine slava vissuto nella seconda
metà del XV
secolo e per il quale è in corso la causa di canonizzazione.
La Chiesa
La chiesa è sorta
contemporaneamente al convento negli anni 1432-33, quando il papa Eugenio
IV
su richiesta del vescovo Carlo Arcamone e
dall’Università di
Bitetto, li autorizzò, con il breve “Piis fidelium”,
a fondare una casa
religiosa per accogliervi una comunità di Frati Minori Osservanti.
L’impianto architettonico
e strutturale della chiesa cinquecentesca era diverso da quello
attuale, sia
per dimensioni che per orientamento. Unica testimonianza dell’edificio
del XV
secolo è l’affresco che raffigura la Vergine col Bambino in
grembo
collocato sulla parete destra di controfacciata.
I Frati
Riformati che nel 1625 subentrarono agli Osservanti iniziarono una
serie di
lavori di ristrutturazione che trasformarono radicalmente la chiesa ed
il
convento. La copertura originaria della navata centrale in legno venne
sostituita da una volta a botte lunettata innestata sulla trabeazione e
illuminata da finestre barocche. Allo scopo furono consolidati i
pilastri e,
successivamente, vennero realizzate le lesene su cui impostare le volte
a
crociera delle navate laterali.
I Riformati ristrutturarono
anche il presbiterio con la costruzione dell’attuale altare maggiore e
i due
cori sovrapposti retrostanti, che vennero consacrati, insieme alla
chiesa, nel
1657 dal vescovo Francesco Gaeta.
Nel 1761 venne
rimaneggiata e ampliata anche la facciata della chiesa, con la
collocazione in
alto delle tre statue raffiguranti la Vergine degli Angeli,
San
Pasquale Baylon e San Pietro di Alcantara.
La facciata è scandita
verticalmente da lesene e orizzontalmente da due trabeazioni, di cui
quella
centrale è arricchita da un fregio costituito da piccolo dischi
ombelicati e
quattro fasce scanalate. Nel secondo ordine si apre al centro la
finestra
barocca e in sommità si erge la cuspide con i due acroteri su cui è
collocata
la statua della Madonna.
Nel 1762 vennero stuccati
gli interni ed il pittore Giuseppe Musso dipinse a
tempera sull’intonaco
della volta, divisa in sei campate, i misteri della Madonna.
L’altare maggiore
Il dossale dell’altare
maggiore è un’opera lignea riccamente decorata attribuita
dallo storico
Perrone all’intagliatore fra’ Giuseppe da Soleto.
Sulla mensa
dell’altare, il ciborio contenente il tabernacolo si erge a guisa di
tempietto.
Le mensole a gradini sono finemente scolpite e riportano figure di
uccelli,
grappoli d’uva e ornati vegetali, oltre a file di balaustri. Dietro al
tabernacolo si innalza e si sviluppa lo spartito centrale, con le
quattro
colonne tortili abbinate che, con i loro capitelli corinzi, sostengono
la
fastosa trabeazione. Nella parte superiore si innalza il fastigio,
composto da
quattro lesene, trabeazione, attico curvilineo e medaglione centrale.
Il
frontespizio dell’altare tripartito contiene otto tele, due nella parte
centrale
e sei nelle ali.
La tela centrale
rappresenta il Perdono d’Assisi, con le immagini di
Gesù, della Madonna
e di San Francesco, circondati da decine di angeli. La tela in alto
rappresenta
Dio con la Colomba, simbolo dello Spirito Santo. Ai
lati le tele
raffiguranti gli apostoli Pietro, Giacomo, Andrea e Paolo e i due
arcangeli
Raffaele e Michele.
La Cappella del
Beato
Giacomo
Sul lato sinistro del
presbiterio, è situata la Cappella del Beato Giacomo,
anch’essa
risultato di numerose trasformazioni ed ampliamenti. La prima cappella
già nel
1580 era parte integrante della chiesa, in quanto vi fu deposto per la
prima
volta il corpo del Beato, traslato dalla cappella delle Stimmate dove
era stato
collocato nel 1505. Nel 1615 il principe Flaminio De Angelis operò un
ulteriore
ampliamento. Ma l’aspetto attuale della cappella è il risultato dei
lavori
intrapresi nel 1723 per volere di P. Bonaventura da Gioia del Colle.
La cappella
è
suddivisa in due campate con copertura a volta a crociera. Sullo sfondo
è
collocato l’altare marmoreo sormontato dalla tribuna che accoglie
l’urna in
vetro del Beato, alla quale si accede tramite due rampe di scale
laterali.
Sulle volte stuccate e sulla campata interna dell’arco di ingresso vi
sono
dipinti a tempera eseguiti nel 1943 dal pittore e restauratore
bitettese
Francesco Turchiano, raffiguranti angeli e miracoli del Beato.
Sulla
sinistra,
una porticina introduce allo stanzino degli ex voto, dove attualmente è
stato
collocato in una nicchia il Reliquiario contenete il Dito del Beato.
Urna contenente
il corpo del Beato Giacomo
L’urna contenente il
corpo del Beato Giacomo fu progettata dall’ingegnere Luigi Sylos nel
1912
e realizzata dalla ditta Bertarelli di Milano. Ha forma rettangolare ed
è in
bronzo dorato riccamente decorato e vetro. La base si compone di due
fasce: la
prima è sbalzata tutta in giro da un fitto panneggio, con quattro
piccoli
mostri alati agli angoli; la seconda è un intreccio di foglie disposte
orizzontalmente e con ordine inverso dopo ogni gruppo di quattro. La
cornice,
costruita con volute e palmette, ha al centro un rosone e agli angoli
gli
stemmi della città di Bitetto e dell’ordine francescano.
Le
precedenti
urne, una risalente al 1587 e donata dal duca Francesco Carafa,
l’altra
del 1650 e attribuita al Conte di Conversano, sono
esposte in una sala del
convento insieme ad altre reliquie.
Reliquario
contenente il Dito del Beato
È una bella costruzione
gotica, in bronzo dorato e misura 56 cm di altezza e 39 cm di
circonferenza
massima. La base è una corolla di sei petali sostenuti da altrettanti
piedi. Il
gambo ha il nodo mediano ingemmato con sei rosette. L’urnetta è di
forma
esagonale e contiene avvitata la cassettina ovale con il Dito. È
coperta da una
cupola alla cui base si inflettono sei archetti polilobati e cuspidati.
Sul
vertice si innalza la cuspide terminale.
E’ stato realizzato nel
1947 dalla ditta Bertarelli di Milano.
Il Convento
I Riformati nel 1625
intrapresero lavori di ristrutturazione del convento. Servendosi dei
loro
architetti ricostruirono il piano superiore, secondo precisi canoni
architettonici, con corridoi stretti e celle piccole. Le celle si
affacciano da
una parte sull’orto e dall’altra sulle terrazze che corrono sulle volte
del
quadriportico. Fecero anche dei lavori di consolidamento a piano terra,
alzando
nuovi muri di sostegno, e affrescarono i corridoi e le celle con storie
di
santi, di beati e di personaggi illustri dell’Ordine.
Nel 1823 venne edificato
un nuovo corpo di fabbrica a due piani che si innesta ad ovest sulla
pianta
quadrilatera del convento e che si inoltra nell’orto. Questa nuova ala,
oltre
alle celle destinate ai novizi fino al 1866, comprende anche una serie
di
ambienti adibiti a cappella, biblioteca, laboratori.
Nel 1843, alcuni locali
del lato ovest del chiostro, che risalivano al tempo degli Osservanti,
subirono
uno squarcio profondo, per far posto alla grande scalinata a due rampe
che
porta al piano superiore del convento.
Nel 1866, a seguito della
soppressione degli Ordini religiosi, il convento fu ceduto al Comune di
Bitetto
che ne affidò la gestione all’Opera Pia del Purgatorio, facendolo
diventare
ricovero per anziani ed ospedale. In questo periodo l’edificio, che
vide anche
la presenza di alcune suore, subì una serie di trasformazioni interne
per
adeguarlo alle nuove esigenze. L’antico refettorio dei frati sul lato
nord del
piano terra divenne oratorio a beneficio dei ricoverati, e le antiche
officine
furono adattate a refettorio e dormitorio.
Nonostante la nuova
destinazione d’uso della struttura religiosa, i frati non abbandonarono
mai del
tutto il Santuario, ma vi rimase sempre qualcuno in qualità di
cappellano.
Intorno al 1981, a
seguito di una convenzione stipulata tra i Superiori provinciali e la
presidenza dell’Opera Pia, i Frati tornarono nel loro antico convento,
che da
circa un decennio era in uno stato di abbandono. Da allora sono stati
intrapresi una serie di lavori di restauro, condotti dall’architetto
Angelo
Turchiano, che hanno restituito al complesso religioso la sua
originaria
funzione di importante centro di spiritualità per religiosi e laici.
Attualmente i locali a
piano terra situati nell’ala ovest del convento, sono stati adibiti a Museo
della Devozione e del Lavoro e, nel periodo natalizio,
vengono utilizzati
per la rappresentazione del Presepe Vivente.
Il Chiostro
Il chiostro è un porticato a pianta quadrilatera,
con tre archi per ogni
lato, sormontato da terrazze scoperte sulle quali si affacciano le
celle del
primo piano.
I portici hanno le volte
a crociera, e un tempo erano tutti affrescati sulle campate e sui
pilastri con
lunette ed ovali. Oggi il ciclo pittorico si presenta non omogeneo e di
epoche
diverse, sia per la scomparsa di alcuni affreschi originari risalenti
alla
seconda metà del secolo XVII, sia per i successivi restauri che hanno
modificato i connotati stilistici di alcune scene pittoriche.
Nelle lunette sono
rappresentate scene che riguardano San Francesco, il Beato Giacomo e S.
Antonio, mentre i medaglioni dipinti posti tra le lunette e sui
pilastri del
portico riportano figure di santi e sante, martiri, beati e frati
illustri.
Tra i
dipinti
più significativi che vi troviamo c’è S. Francesco nel castello di Bari,
dove è riportato un episodio avvenuto durante il suo
soggiorno nel castello
di Bari. La leggenda narra che Federico II, per metterlo alla prova,
sottopone
San Francesco al tentativo di seduzione da parte di una giovinetta, ma
lui si
sdraia su un letto di carboni ardenti.
All’interno
del
cortile, in posizione decentrata, si erge una struttura architettonica
di circa
tre metri costruita nel 1750 per proteggere il cedrangolo che il Beato
avrebbe
piantato nel 1485. È una sorta di tempietto impostato su tre gradini a
pianta
ottagonale di diversa altezza. Gli otto pilastrini reggono una
trabeazione
coronata da una cupoletta sferica aperta al centro per il passaggio del
tronco dell’albero, ormai secco.